La Psora ed il Tubercolinismo

Mycobacterium Tuberculosis

Mycobacterium Tuberculosis

In ‘Omeopatia Moderna, la definizione di terreno’ di O.A. Julian troviamo un’interessante analisi della comparazione fra la psora, delineata nei minimi particolari da Hahnemann, e il tubercolinismo. In effetti, se il dr. Hahnemann con la pandemia della scabbia ha dato vita ad una teoria potremmo dire ubiquitaria, gli omeopati suoi successori hanno trasferito questa teoria nella tubercolosi. Questa pandemia conobbe il suo apice in un arco di tempo che va dal 1860 fino al 1940. Di questo grande insieme patologico possiamo distinguere due correnti: la teoria ‘diatesica’ della tubercolosi (eredo-tubercolosi), poco a poco smantellata dalla spinta ‘contagiosa’. Nel mondo omeopatico, questa concezione teorico-scientifica ebbe un duplice interesse, dapprima pratico, con l’utilizzazione ‘isologica’ di prodotti di escrezione o di secrezione del tubercolotico, poi di estratti più specifici, BK o tubercoline, ed in seguito teorico, considerando che la pandemia tubercolare divenne il modello di riferimento dell’approccio delle malattie croniche.

Robert Koch

Robert Koch

La storia della medicina omeopatica ci dice che dopo alcuni tentativi è l’omeopata americano Swan (1874) ad introdurre nella terapia omeopatica della tubercolosi il lisato di sputo di tubercolotico preparato secondo la farmacopea omeopatica. Nel 1885-1890 questi lavori saranno poi ripresi e sviluppati dall’omeopata inglese Burnett il quale tratta i tubercolotici con una preparazione diluita di un frammento di polmone tubercolotico. Dopo l’isolamento della tubercolina da parte di Koch e la sua introduzione in terapia, appaiono poco a poco sulla scena della patologia iatrogena gli effetti indesiderati, o meglio tossici, della tubercolino-terapia. Questa sintomatologia è allora utilizzata dall’omeopata belga De Keghel (1982) il quale definisce la prima patogenesi tossica di Tuberculinum. Lo stesso Burnett, precedentemente citato, pubblica la sua esperienza di cinque anni di tubercolino-terapia omeopatica della tubercolosi e codifica le indicazioni cliniche di Tuberculinum. Questo autore ha quindi creato la prima patogenesi clinica di Tuberculinum. Questo lavoro è poi stato completato dall’omeopata inglese Clarke (1893) che introduce i sintomi recensiti di tubercolotici accertati o meno, che scompaiono con l’uso omeopatico della tubercolina. Il primo a costruire una patogenesi sperimentale hahnemanniana sull’uomo sano di Tuberculinum è il belga Mersch (1895). Da quel momento molti omeopati hanno introdotto Tuberculinum  nella terapia omeopatica della tubercolosi o di altre malattie; fra questi possiamo citare Pierre Jousset e F. Cartier in Francia, H. Wells (1912) negli USA, Young in Inghilterra e Kunkel in Germania. H.Kruger (1899) in un lavoro sull’isopatia riprende la patogenesi della tubercolina secondo i lavori di de Keghel, Clarke e Mersch. Antoine Nebel, di Montreux, pubblica nel 1901 il risultato dei suoi lavori patogenetici su Tuberculinum, da una parte recensendo i sintomi tossicologici allopatici e dall’altra, stabilendo su una cinquantina di soggetti una patogenesi sperimentale hahnemanniana. Egli dimostra in tal modo la grande similitudine dei quadri tossico e sperimentale. La tubercolino-terapia allopatica ebbe una grande influenza nel microcosmo omeopatico, il quale elaborò una patogenesi sperimentale hahnemanniana della tubercolina di Koch. Lo stesso Antoine Nebel, discepolo dell’omeopata Grauvogl, padre delle tre costituzioni biochimiche, e di Rademacher, medico spagirico, introduce nella comprensione del malato la nozione di tipologia minerale, fondata sullo studio dello scheletro la cui forma è una funzione del ‘carico’ calcico, fosforico o fluorico. Questo autore riprende a suo modo la teoria miasmatica delle malattie croniche di Hahnemann e descrive poco a poco una diatesi nuova, il tubercolinismo, che egli assimila alla psora hahnemanniana, per cui, psora e tubercolinismo, poggiano sulle seguenti constatazioni:

  1. Una gran parte della sintomatologia della psora descritta da Hahnemann è in effetti quella delle multiple forme della tubercolosi;
  2. La malattia tubercolare è ubiquitaria;
  3. Esistono numerosi disturbi, soprattutto nel bambino, dall’eziologia vaga, dalla patogenesi confusa, dalla terapia indeterminata, che sono in effetti l’espressione di una tubercolosi più o meno conclamata. Fra questi segni, citiamo le turbe della nutrizione, l’insufficienza dello sviluppo, i disturbi digestivi o respiratori cronici, le malattie infettive complicate (morbillo, pertosse, ecc.). Questi disturbi sono spesso l’espressione di una disfunzione tireo-gonadica;
  4. Questi numerosi disturbi sono nettamente migliorati dall’uso terapeutico della tubercolina di Koch.

L’omeopata Nebel ricorda le tre forme della tubercolosi: lo stato di latenza assoluta, la latenza attiva e la tubercolosi in attività con evoluzione classica. Senza pertanto rifiutare il ruolo del BK nel sorgere della malattia, egli collega all’entità tubercolare le numerose forme atipiche, soprattutto nell’infanzia. Questa appropriazione avrà una importante ripercussione nell’ambiente omeopatico francese, in particolare grazie a Léon Vannier ed al suo allievo M. Fortier-Bernoville.

Benché fortemente scossa da Pasteur e da Koch, la teoria ‘ereditaria’ della tubercolosi è ancora energicamente sostenuta da numerosi autori. Questa diatriba, già vecchia, assume una forma notoriamente evidente fra gli anni 1920-1930. Fin dal 1910, Fontès prova che esistono delle forme di BK che attraversano i filtri di porcellana normalmente impermeabili ai batteri, mentre Vaudremer descrive nel 1923 delle forme granulari e filamentose di BK. Questi lavori sono ripresi da Hauduroy, Arloing, Dufour, che dimostrano il passaggio attraverso la placenta dell’ultra-virus tubercolare. L’eredo-tubercolosi sembra di nuovo ammessa e questo conferma la concezione omeopatica di una sensibilizzazione tubercolinica che può essere ereditata senza mettere obbligatoriamente il BK in evidenza. Il tubercolinismo è quindi una sensibilizzazione tossinica, la quale predispone l’organismo a reagire ai rischi della patologia. Questa sensibilizzazione viene esaminata da esponenti della scuola di Lione, all’origine della quale si deve ricordare Poncet che, nel 1896, descrive delle forme tubercoliniche del reumatismo, lavori ripresi da Pic, Chapuy, Ravault e Leriche. Per questi autori esiste una natura tubercolare di numerosi stati clinici, natura affermata da un insieme di prove cliniche, biologiche e terapeutiche. Tre autori hanno dato in particolare il loro contributo all’importanza primardiale del terreno nell’eziopatogenesi della tubercolosi: Auguste Lumière, Amdrè Jacquelin e Pierre Delore.