Studio dei Riflessi

motoneuroniLa motilità volontaria è regolata da due serie di motoneuroni:

  • il 1° motoneurone (neurone corticomidollare o via piramidale) prende origine dalle cellule della corteccia motoria e discende fino alle cellule delle corna anteriori del midollo spinale incrociandosi con i neuroni del lato opposto a livello della ‘decussatio piramidum’;
  • il 2° motoneurone (neurone mielomuscolare) prende origine dalle cellule delle corna anteriori del midollo spinale e raggiunge i muscoli corrispondenti attraverso i nervi di moto.

Questa regola è valida anche per i nervi cranici, quindi rispettata anche per:

  • neuroni cortico-nucleari: che subiscono un incrocio prima di terminare nel nucleo motore corrispondente del tronco encefalico;
  • neuroni nucleo-muscolari: che decorrono nei nervi cranici dal tronco encefalico fino ai muscoli di destinazione.

Lo studio dei riflessi profondi e superficiali riveste notevole significato nella diagnostica dei disturbi della motilità volontaria: si tratta di valutare alcuni riflessi mono e oligosinaptici che percorrono vie anatomiche conosciute.

afferente efferenteIniziamo la disamina di questo studio considerando il riflesso rotuleo. Vediamo nella sequenza ciò che avviene a livello nervoso:

  • iniziamo con la percussione del tendine del muscolo quadricipite, al di sotto della rotula; questa azione stimola alcune terminazioni della sensibilità profonda le cui fibre penetrano nel midollo spinale attraverso la terza radice lombare posteriore;
  • queste si articolano nel corno anteriore dello stesso lato (metameri L2, L3, L4) con i pirenofori di alcuni motoneuroni efferenti che raggiungono il muscolo quadricipite della coscia attraverso il nervo femorale;
  • lo stimolo impresso dal martelletto sul tendine del quadricipite sarà ‘riflesso’ attraverso questo circuito sensitivo-motorio e determinerà la brusca contrazione del muscolo ed il conseguente sollevamento in alto della gamba.

E’ evidente che la interruzione dell’arco riflesso, sia nel settore sensitivo che in quello motorio, condizionerà la scomparsa del riflesso:

  • una areflessia (mancanza assoluta di riflesso) da interruzione dell’arco nella sezione afferente (sensitiva) si accompagnerà ad anestesia della zona corrispondente al territorio delle fibre lese;
  • una areflessia da interruzione dell’arco nella sezione motoria si accompagnerà  a paralisi flaccida del muscolo corrispondente.

Lo studio dei riflessi consente in questo modo di identificare lesioni distruttive periferiche delle vie di senso (tabe dorsale, cioè mielo-meningoradicolite che interessa i cordoni posteriori del midollo spinale manifestazione dell’infezione della sifilide, sezioni di radici di senso, polinevriti) e delle vie di moto, potendo essere queste ultime inerenti a:

  • interruzione di fibre nervose periferiche (radicoliti anteriori, polinevriti, sezioni nervose periferiche);
  • distruzione di determinati segmenti del midollo spinale (poliomielite anteriore ed altre mielopatie).

Ma la problematica dei riflessi va al dilà di queste correlazioni fra danno dell’arco ed abolizione del riflesso:

  • l’attività spinale riflessa riceve della corteccia cerebrale impulsi facilitanti ed impulsi inibitori;
  • le vie piramidali esercitano un effetto inibitore sui riflessi profondi spinali e per questo l’interruzione del fascio piramidale comporta una maggiore vivacità dei riflessi profondi nelle zone paralitiche.

La ricerca dei riflessi profondi si avvale della stimolazione di strutture tendinee o periostee. Possiamo brevemente elencare i riflessi profondi di più comune rilievo, riportando per ciascuno le vie afferenti ed efferenti ed il livello metamerico:

  • riflesso supinatore: la percussione del capitello del radio determina flessione dell’avambraccio sul braccio (nervo radiale, C5-C6-C7);
  • riflesso pronatore: la percussione della apofisi stiloide del radio determina pronazione dell’avambraccio (nervo radiale e nervo ulnare, C7-C8);
  • riflesso rotuleo: la percussione del tendine del quadricipite (oppure la percussione sulla rotula) determina l’estensione della gamba (nervo femorale, L2-L3-L4);
  • riflesso achilleo: la percussione del tendine di Achille al calcagno determina la flessione plantare del piede (nervo sciatico, L5);
  • riflesso muscolo plantare: la percussione della regione medio plantare determina la flessione delle dita del piede (nervo sciatico, S1-S2);

La ricerca dei riflessi superficiali si avvale della stimolazione della cute. Vediamo ora i riflessi superficiali più conosciuti:

  • riflesso corneale e congiuntivale: toccando la superficie della congiuntiva o della cornea con un batuffolo di cotone si determina la chiusura della palpebra (nervo trigemino sensitivo, ponte, nervo facciale);
  • riflessi addominali: strisciando sulla superficie dell’addome si determina la contrazione dei muscoli sottostanti (superiore D7-D8-D9; medio D9-D10; inferiore D11-D12);
  • riflesso cremasterico: strisciando  la faccia interna della coscia si determina una elevazione del testicolo per contrazione del muscolo cremastere (L1-L2);
  • riflesso plantare: strisciando la pianta del piede, meglio sulla parte laterale, si determina la flessione delle dita.

Nello studio delle paralisi spastiche il riflesso plantare riveste particolare importanza: se la via piramidale è compromessa, non osserveremo la flessione plantare delle dita ma il fenomeno di Babinski, cioè l’inversione della risposta con estensione dell’alluce ed eventuale allargamento a ventaglio delle altre dita.